Fino alla metà del secolo scorso, prima delle sfilate di moda stagionali e della televisione, c’era un solo mezzo di comunicazione tramite cui far arrivare le novità della moda: le riviste femminili. Insieme alle sartorie divulgavano anche nei centri più piccoli le novità in fatto di abiti, accessori e calzature spesso grazie a splendide illustrazioni.
Proposte moda degli anni ’20, da Pinterest
Le prime riviste per l’aristocrazia
La storia dei giornali femminili inizia nel XVIII secolo per raccontare l’evoluzione della moda alle classi più ricche rappresentate all’epoca dall’aristocrazia. In seguito ai lunghi anni di grandi cambiamenti portati prima dalla Rivoluzione francese e poi da Napoleone, anche le riviste di moda cambiano registro. Le lettrici a cui si rivolgono ora appartengono alla borghesia e hanno uno stile ben diverso da quello dell’aristocrazia. Quello che invece non cambia è la grande influenza operata dalla moda francese anche in Italia. I modelli per le diverse occasioni del giorno e della sera creati oltralpe vengono sempre presi come riferimento da seguire. Le sarte e le ricamatrici italiane hanno il solo compito di replicare i modelli francesi, non c’è spazio per la creatività.
Figurino del 1780, da Pinterest
La nascita di “Lidel”
All’inizio del Novecento le cose non sono molto diverse. Malgrado sempre più voci, come quella di Rosa Genoni, si levino per promuovere la nascita di una moda italiana, la protagonista è sempre quella francese. E sono ancora i giornali a veicolare tutte le novità. In questo panorama si inserisce la rivista “Lidel” che nasce a Milano nel 1919 grazie alla giornalista Lydia De Liguoro che ne è anche la direttrice. Il nome riprende le iniziali della sua fondatrice ma anche i temi che intende trattare: Letture, Illustrazioni, Disegni, Eleganze, Lavoro.
Lidel, copertina del numero di agosto del 1920
“Lidel” si rivolge alle donne della media e alta borghesia, colte e con grande capacità di spesa. Insieme alla moda ogni mese si possono trovare articoli riguardanti temi di attualità, riflessioni sulla condizione della donna e contributi di scrittori famosi come Luigi Pirandello, Grazia Deledda e Amalia Guglielminetti. Anche la parte estetica è molto curata: il giornale è stampato su carta patinata ed è arricchito da immagini eleganti che negli anni vengono integrate e poi sostituite dalle fotografie.
Amalia Guglielminetti
Anche la parte del giornale dedicata alla moda utilizza molte illustrazioni curate ed evocative per mostrare le novità e le tendenze della stagione. Le tavole interne e le copertine, spesso create da famosi illustratori come René Gruau, contribuiscono a rendere la rivista un prodotto davvero lussuoso. Protagoniste delle immagini sono donne alte e slanciate che indossano abiti ricercati completati da costosi accessori come le pellicce o i cappelli. È la moda che piace alle donne benestanti che frequentano gli eventi più importanti e che vogliono essere le più eleganti e ammirate.
Lidel, articolo dedicato alla moda elegante in Francia, agosto 1927
La proposta di una moda italiana e l’adesione al fascismo
Dalle pagine della sua rivista Lydia De Liguoro, pur promuovendo l’estetica francese, insiste sulla necessità di dare più voce alla moda italiana scegliendo i modelli originali proposti dalle sartorie. Caldeggia l’adozione di abiti più semplici, con meno ricami e meno inserti sontuosi per un’estetica più pulita e in linea con il periodo storico non certo facile. Siamo agli inizi degli anni ’20 e una grave crisi economica morde l’Italia dopo la Prima Guerra Mondiale. Frequenti sono le manifestazioni di dissenso contro il governo, la popolazione patisce una grave povertà, c’è il problema dei tanti reduci della Prima Guerra Mondiale. In più, sempre nel 1919 nasce il Fascismo che conquista subito molti adepti tra cui anche la direttrice.
Lidel, copertina del numero di dicembre del 1921
Lydia De Liguoro, infatti, utilizza sempre più “Lidel” come mezzo per diffondere le idee fasciste che lei appoggia apertamente tanto da iscriversi al “Fascio femminile nazionale di Milano”. Comincia anche a promuovere una nuova immagine della donna: non più magra e perennemente a dieta ma materna e dalle forme decisamente più floride. In netto contrasto quindi con le figure femminili pubblicate fino ad allora sulla rivista e in accordo con la nuova estetica fascista.
L’adesione al Fascismo diventa sempre più aperta ma continuano ad avere un ruolo centrale i temi culturali e di moda cari alla direttrice. Conservano un posto importante la campagna per la moda italiana e il suo artigianato, approvata apertamente da Mussolini, e quella contro il “lusso da importazione”. A partire dal 1920 la De Liguoro, in seguito alle proteste degli imprenditori italiani, si vede costretta a sostituire la sua battaglia contro il lusso in generale con quella contro il lusso che viene dalla Francia.
Eleganza anni ’20, da Pinterest
Lydia De Liguoro guida “Lidel” fino al 1927 anno in cui viene sostituita da Gino Valori. La rivista continua ad essere stampata ancora per alcuni anni confermando la sua vocazione di cassa di risonanza delle idee del Regime. Nel 1931 la direzione passa ad Anna Caggiotti Dal Pozzo e Francesco Dal Pozzo fino al termine delle pubblicazioni nel dicembre del 1935.
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