Definito da Coco Chanel “tra tutti noi, l’unico couturier in grado di disegnare, tagliare e cucire un abito interamente da sé” Cristóbal Balenciaga ha creato capolavori sartoriali ancora oggi stupefacenti e ha rifiutato di disegnare una linea per il prêt-à-porter. Estremamente riservato nel 1971 ha concesso l’unica intervista di tutta la sua vita e nel suo atelier si sono formati stilisti come Oscar de la Renta, Emanuel Ungaro e Hubert de Givenchy.
Sfilata nell’atelier Balenciaga, 1954
I primi successi
Cristóbal Balenciaga nasce a Getaria, nei Paesi Baschi, il 21 gennaio 1895. Da bambino inizia ad aiutare nel lavoro la mamma sarta imparando così a gestire tutte le fasi che portano alla confezione di un abito sartoriale. La sua non è una famiglia ricca e presto decide di interrompere gli studi per lavorare come apprendista in una sartoria. A 12 anni conosce la marchesa di Casa Torres che comprende il talento del ragazzino e decide di pagare tutti i suoi studi a Madrid. Il successo arriva molto presto grazie all’apertura del suo primo atelier a San Sebastian nel 1919 a cui ne seguiranno altri due rispettivamente a Madrid e a Barcellona.
Cristóbal Balenciaga
Clienti molto importanti
La famiglia reale spagnola e l’aristocrazia diventano sue clienti e il nome di Balenciaga viene associato all’eleganza e alla ricercatezza ma nel 1936, a seguito dello scoppio della guerra civile spagnola, è costretto a chiudere le sue tre boutique e a fuggire a Parigi. Qui nel 1937 apre il suo atelier in Avenue George V, 10 che diventa subito meta delle donne più ricche della città, e non solo, che fanno a gara per farsi vestire da lui.
Vogue, 1937
Una moda esclusiva
Il metodo di lavoro di Cristóbal Balenciaga e del suo entourage si basa sui principi di eleganza, eccellenza ed esclusività tanto da essere ritenuto il couturier di riferimento delle donne più facoltose. Ogni capo viene disegnato e tagliato per esaltare la silhouette della cliente che lo indosserà, vengono studiati i colori, scelto il tessuto più adatto ed eseguite prove rigorose. Un ruolo fondamentale viene ricoperto dalle assistenti che accompagnano le clienti passo dopo passo, dalla progettazione alla consegna degli abiti.
Abito da sera, 1951
I capi iconici di Cristóbal Balenciaga
Nell’atelier il bianco delle pareti, l’oro dei mobili e il grigio dei tappeti che ricoprono i pavimenti sono gli unici colori utilizzati in modo da rendere protagoniste assolute le tinte e le stampe dei capi durante le presentazioni ai compratori e alle clienti. Le indossatrici che sfilano vengono scelte in base al loro fisico, che deve essere adatto alla moda del couturier, alla grazia dei movimenti e allo sguardo altezzoso. Balenciaga propone capi dalle linee armoniose e non costrittive con la vita meno sottile e le spalle più ampie. Lancia il tubino morbido senza punto vita segnato, il cappotto cocoon, l‘abito a palloncino e utilizza alcuni colori-simbolo come il nero, il rosso e il marrone. Forti sono le influenze dell’architettura e della pittura spagnole.
Abito a palloncino, foto di Irving Penn, 1950
Cappotto, 1951, da Pinterest
L’apice del successo
Il successo è grande e nel 1948 decide di aprire una boutique che vende borse, sciarpe, calze e i profumi lanciati dallo stilista il che lo rende ancora più famoso, ricercato e…copiato. È tra i preferiti di molte donne aristocratiche ed ereditiere ma anche le attrici più famose degli anni ’50 e ’60 scelgono il couturier spagnolo per le occasioni mondane e per gli abiti da indossare sul set. Grace Kelly, Ingrid Bergman, Greta Garbo, Wallis Simpson, Barbara Hutton e Mona Von Bismarck sono alcune delle sue clienti più famose e affezionate.
Mona von Bismarck con un abito di Balenciaga, foto di Cecil Beaton, 1955
Ingrid Bergman con un abito di Balenciaga nel film “Anastasia”, 1956
Cristóbal Balenciaga lavora moltissimo e porta avanti una relazione tenuta sempre segreta con Vladzio Jaworowski d’Attainville, un modista franco-russo che negli anni diventa anche suo socio. Nel 1948 d’Attainville muore e il couturier vive una profonda crisi che lo porta a pensare di chiudere la sua attività, cosa che fortunatamente non avviene. Per tutti gli anni ’50 continua a creare abiti da sogno tanto che nel 1960 riceve la Légion d’honneur e disegna l’abito per il matrimonio di Fabiola, futura regina del Belgio.
Vogue, 1951
Modello “Baby doll”, 1958
Balenciaga, a destra, con i co-fondatori della Maison: Nicolas Bizcarrondo e Vladzio Jaworowski d’Attainville, da Pinterest
La chiusura dell’atelier
Con gli anni ’60 arriva però il prêt-à-porter che determina il progressivo ridimensionamento delle sartorie di alta moda a favore di una crescente industrializzazione della produzione di abbigliamento. Nel 1968 Balenciaga, ormai anziano e molto benestante, decide di chiudere il suo atelier e di ritornare a vivere nel paese natio dove muore il 23 marzo 1972. Il suo nome torna alla ribalta nel 1986 quando viene riportata in vita la maison che oggi è affidata alla direzione creativa di Demna Gvasalia che nelle sue proposte non manca di riprendere, attualizzando, i meravigliosi archivi storici del marchio.
Modello “Envelope dress”, 1967
Sfilata Balenciaga, Spring/Summer 2020
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